Difficile parlare brevemente di Fritz Leiber (1910-1992) è stato uno dei più grandi scrittori fantastici del Novecento. Per questo è difficile parlarne brevemente, quindi per una visione più approfondita della sua opera e personalità rimando a questo articolo di Davide Mana.
Certo, bisognerebbe innanzitutto dedicare pagine a pagine ai suoi due personaggi più famosi, gli antieroici briganti Fafhrd & the Grey Mouser, protagonisti di un ciclo di avventure tra l'action, l'umorismo, il dramma, il macabro e il grottesco. L'unica cosa che mi preme segnalare di questi racconti, e della quale molti lettori non si rendono conto, è che furono scritti a partire dagli anni '30, quando il fantasy come genere ancora non esisteva. Sono proprio stati autori come Robert E. Howard, Clark Ashton Smith, Poul Anderson e appunto Leiber a crearlo su riviste quali Weird Tales e Unknown.
Altro punto fondamentale ( ma su cui preferisco non soffermarmi troppo) è il contributo di Leiber alla sua fantascienza satirica, in particolare il romanzo L'Alba delle Tenebre (aka L'Era di Satana) che in Italia comparve in un numero di Urania ritirato dal commercio e distrutto: sembra che un semplice correttore di bozze fosse rimasto turbato dalla descrizione di un regime teocratico che si regge su finti miracoli ottenuti attraverso la tecnologia e se ne fosse lamentato prima col direttore della collana, Giorgio Monicelli, poi con Alberto Mondadori e infine con Arnoldo Mondadori che, temendo di incorrere nelle ire della Chiesa Cattolica, preferì far sparire il volume.
Concentrandoci invece sulla
produzione horror di Leiber (che so essere il genere favorito da molti lettori
di questo blog), possiamo dire che il nostro, esattamente come Robert Bloch e
Ramsey Campbell, era partito emulando Lovecraft. Non a caso fu nel gruppo dei
corrispondenti del Solitario di Providence. Leiber, tuttavia, è stato capace di
aggiungere alle spaventose creature sovrannaturali e agli orrori innominabili
un maggiore approfondimento psicologico dei personaggi. Secondo molti questa
capacità gli veniva dall’aver frequentato a lungo il teatro, essendo figlio di
due attori shakespeariani e avendo lui stesso recitato sul palcoscenico e più
raramente al cinema. Ciò gli dava un’abilità innata nel calarsi nei panni dei
suoi protagonisti.
Un esempio della bravura
dell’autore con il brivido è il romanzo Nostra Signora delle Tenebre,
che molti considerano il capostipite dello urban fantasy, ma a mio
avviso è principalmente un horror. La trama ruota attorno a delle entità
spettrali chiamate “paramentali” che infestano le grandi metropoli moderne
esattamente come i fantasmi infestavano gli antichi manieri. A svelare i loro
segreti sarebbe stato un occultista, Thibaut de Casties, nel suo libro Megapolisomanzia:
Una Nuova Scienza delle Città, il cui ultimo volume è però introvabile. La
specularità con la mitologia lovecraftiana (i Grandi Antichi, Abdul Alazred e
il suo libro, il Necronomicon) è fin troppo evidente, ma l’approccio alla
narrazione è diverso. Mentre Lovecraft
preferiva occuparsi dei “fenomeni” che non delle persone, Leiber si impegna a
rendere il più realistico possibile i suoi personaggi. Basta considerare
la cura con cui caratterizza il
protagonista, praticamente un suo alter ego: è uno scrittore pulp, vive a San
Francisco, ha da poco perso la moglie e combatte con l’alcolismo. Porta persino
un nome tedesco, Franz anziché Fritz. Anche i comprimari come la defunta moglie
del protagonista e la vicina di casa non sono certo lasciati al caso.
Arriviamo così ad un altro
punto focale dell’opera leiberiana, cioè i personaggi femminili. Innanzitutto
Leiber indugiava più di Lovecraft sull’erotismo. In Nostra Signora delle
Tenebre, così come nel racconto dedicato al vampirismo La Ragazza dagli
Occhi Famelici, fascino femminile e raccapriccio sembrano confondersi
morbosamente, pur senza arrivare agli eccessi successivi di Clive Barker o
altri autori contemporanei. In ogni caso però le donne di Leiber sono sempre
personaggi a tutto tondo, anzi spesso invece di essere il semplice oggetto del
desiderio maschile sono loro a tenere in scacco il maschio in modo più o meno
sottili.
Emblematico in questo senso è
La Congiura delle Mogli (o Il Complotto delle Mogli a seconda
della traduzione), che rivisita, dopo il vampirismo e i fantasmi, la figura
archetipica della strega. La storia ruota attorno ad un serio e stimato
professore, il quale scopre che sua moglie pratica segretamente riti magici.
Convinta la consorte ad abbandonare quella che per lui è solo una sciocca
superstizione, fa la triste scoperta non solo che tutto il suo successo
accademico derivava da tali pratiche stregonesche, ma che tutte le donne del
mondo sono streghe all’insaputa degli uomini. Da questo spunto che potrebbe
fare anche sorridere l’autore riesce a ricavare un’opera di autentica suspence
in cui moglie e marito impotenti senza magia si trovano a perseguitati da
temibili streghe, mogli di professori rivali.
La Congiura delle Mogli piacque tantissimo a Richard Matheson e Charles
Beuamont che ne trassero una sceneggiatura per un film che doveva essere
realizzato dalla AIP ma poi rimbalzò alla Anglo-Amalgamated ed infine alla
Hammer che lo riambientò in Inghilterra. Il risultato finale intitolato Night
of the Eagle (aka Burn! Witch, Burn!), pur non essendo né la prima,
né l’ultima trasposizione di questo romanzo, fu un piccolo gioiello del brivido
con protagonista Peter Wyngarde.
Uno dei più grandi autori fantastici di tutti i tempi.
RispondiEliminaLa penso proprio come te. Per me uno così dovrebbero insegnarlo nelle scuole come minimo!
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