Sicuramente
tra le migliori serie lanciate dalla Sergio Bonelli Editore nel Nuovo Milennio
c’è Dampyr, creata da Mauro Boselli e Maurizio Colombo. Il protagonista
originario della ex Jugoslavia è Harlan Draka, il figlio di un vampiro e di
un’umana, il cui sangue è un veleno mortale per le creature della notte. Harlan
affronta varie insidie soprannaturali, affiancato dalla bella vampira Tesla
Dubcek e dall’ex militare Emil Kurjak.
Non
solo Dampyr e i suoi compagni, pur avendo la loro base operativa a Praga, si
spostano da un paese all’altro, ma gli autori hanno anche escogitato un sistema
per espandere le avventure presentate nella serie ad altre epoche storiche,
attraverso i ricordi del padre di Harlan, ossia il Maestro della Notte, Draka,
e persino a mondi paralleli, grazie alla costruzione di un vero e proprio multiverso
simile a quello escogitato dallo scrittore britannico Michael Moorcock..
Grazie
a questo escamotage Boselli e Colombo sono in grado di intervallare le consuete
storie horror del loro eroe con altre di tutt’altro genere. Dampyr finisce così
per avere lo stesso privilegio, avuto in precedenza dai bonelliani Zagor,
Mister No e Martin Mystére, di non essere strettamente legato ad
un filone specifico. Al concetto di multiverso è dedicata la storia in due albi
n° 173 Il Segno di Alastor e n° 174 Il Trono del Dio Oscuro, dove
i testi di Mauro Boselli sono affidati ai disegni del maestro spagnolo, Esteban
Maroto.
Maroto,
appartenente a quella schiera di disegnatori iberici divenuti famosi negli
Stati Uniti durante gli anni ’70, ha al
suo attivo opere horror di grande pregio (Dracula, Il Vij, Vlad
l’Impalatore), ma anche e
soprattutto pietre miliari del genere heroic fantasy, quali Dax the Damned
e Alma di Dragon. L’incursione di Maroto in Dampyr non poteva
quindi non portarci verso i lidi del fantasy ed in particolare del sottogenere
della sword & sorcery.
Il
Segno di Alastor si apre
ricollegandosi ad un precedente episodio (n° 101 Alla Ricerca di Kurjak),
mostrandoci un universo degno della fantascienza avventurosa alla Star Wars,
con la Città del Crepuscolo che ha appena vinto la battaglia contro i loro
nemici “insettoidi”. La bella regina del Crepuscolo, Xeethra rivela però di
aspettare un figlio dallo scomparso eroe Kur-Jak. Nel frattempo nel nostro
universo, Emil Kurjak recupera i ricordi della sua permanenza nell’Universo del
Crepuscolo (i viaggia da un mondo all’altro provocano una sorta di amnesia
progressiva), leggendo un romanzo fantasy dello scrittore Jack Kelsey. Facendo
ricerche su quest’ultimo, Kurjak scopre una casa nel Maine in cui anni prima
era scomparsa misteriosamente la moglie di Kelsey, Linda. L’amico di Dampyr
finisce suo malgrado risucchiato in un universo diverso da quello del
Crepuscolo, in cui si imbatte in una compagnia di guerriere mercenarie,
rischiando di rimanervi intrappolato. Harlan raggiunge anch’egli il mondo in
cui è finito Kurjak, ma vittima dell’amnesia si trova manipolato dalla ladra
Loryen.
La
trama ammicca innanzitutto a Robert E. Howard, che spesso inseriva nelle
avventure del suo Conan il Cimmero tenaci quanto discinti eroine, come la
guerriera Red Sonja, le piratesse Belit e Valeria, senza contare che lo stesso
autore aveva inventato anche la spadaccina Dark Agnes de Chastillon,
protagonista di alcuni romanzi non fantasy, ma storico-avventurosi. Tra le
guerriere che appaiono in questa bilogia, c’è solo l’imbarazzo della scelta: la
coraggiosa Rhaleya, l’ironica Asa, la perfida Melany e la tenebrosa Dandy (con
la quale Kurjak avrò un nuovo interesse sentimentale).
Non
mancano d’altro canto richiami anche al succitato Michael Moorcock, altro
gigante del fantasy: ad esempio la presenza di un regno corrotto con nobili
dediti a torture e perversioni varie, simile a Melniboné nel ciclo di Elric e a
Granbretan in quello di Hawkmoon. Senza contare la nobildonna mascherata di
nome Fiana che ricorda la baronessa Flana Mikosevaar, sempre proveniente dalle
avventure di Hawkmoon, e l’occhio di un dio che viene “indossato” da un mortale
come succede a Corum, altra creatura moorcockiana. La ladra Loryen, invece, sembra la versione
femminile di Cugel l’Astuto, antieroe creato da Jack Vance (autore
esplicitamente citato nel testo), così come alla fine del primo albo la
presenza di maghi e sacerdoti un po’ truffaldini e che formulano profezie a
diversi livelli di comprensibilità a seconda di quanto vengono pagati, vera
costante nelle opere dello scettico Vance.
Unica
pecca sono forse i dialoghi qua e là un po’ troppo artificiosi. Boselli che a lavorato
a lungo su Tex non riesce ad evitare di far esclamare ai suoi personaggi
“Fulmini” e “Peste”. Anche il fatto che ormai sia Harlan, sia Kurjak abbiano
praticamente una donna in ogni porto, finisce per far calare la credibilità di
entrambi.
Al
di là del testo quello che colpiscono sono i vivaci disegni di Maroto con il
loro inconfondibile stile influenzato dalla optical art. Anche se forse
in alcuni punti sembra un po’ castrato dalla gabbia bonelliana a sei vignette,
lo spagnolo sfoggia una grande fantasia nel disegnare guerriere, maghi e
pirati. Purtroppo però, per colpa di un incendio scoppiato nel suo studio, il
maestro iberico ha dovuto a partire da pagina 38 del secondo albo cedere il
posto a Maurizio Dotti, un disegnatore valido ma non certo al livello del
grande Esteban. Noi, tuttavia, speriamo che questo non sia stato un unicum
e che Maroto torno nuovamente in futuro ad occuparsi di Harlan Draka e del
multiverso in cui questo vive.
Maroto è un maestro.
RispondiEliminaVerissimo, peccato che l'incendio scoppiato nel suo studio abbia distrutto non solo le tavole che stava facendo per Bonelli, ma anche gran parte della sua produzione passata.
RispondiEliminaFortunatamente, se anche delle tavole originali vanno distrutte, esistono sempre gli albi a fumetti (che sono comunque il veicolo naturale attraverso cui quel materiale andrebbe fruito).
RispondiEliminaPerò vedersi distrutti anni da lavoro per un autore non è cosa da poco... :-(
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