lunedì 4 agosto 2014

L'amico Fritz






Difficile parlare brevemente di Fritz Leiber (1910-1992) è stato uno dei più grandi scrittori fantastici del Novecento. Per questo è difficile parlarne brevemente, quindi per una visione più approfondita della sua opera e personalità rimando a questo articolo di Davide Mana.
Certo, bisognerebbe innanzitutto dedicare pagine a pagine ai suoi due personaggi più famosi, gli antieroici briganti Fafhrd & the Grey Mouser, protagonisti di un ciclo di avventure tra l'action, l'umorismo, il dramma, il macabro e il grottesco. L'unica cosa che mi preme segnalare di questi racconti, e della quale molti lettori non si rendono conto, è che furono scritti a partire dagli anni '30, quando il fantasy come genere ancora non esisteva. Sono proprio stati autori come Robert E. Howard, Clark Ashton Smith, Poul Anderson e appunto Leiber a crearlo su riviste quali Weird Tales e Unknown.
Altro punto fondamentale ( ma su cui preferisco non soffermarmi troppo) è il contributo di Leiber  alla sua fantascienza satirica, in particolare il romanzo L'Alba delle Tenebre (aka L'Era di Satana) che in Italia comparve in un numero di Urania ritirato dal commercio e distrutto: sembra che un semplice correttore di bozze fosse rimasto turbato dalla descrizione di un regime teocratico che si regge su finti miracoli ottenuti attraverso la tecnologia e se ne fosse lamentato prima col direttore della collana, Giorgio Monicelli, poi con Alberto Mondadori e infine con Arnoldo Mondadori che, temendo di incorrere nelle ire della Chiesa Cattolica, preferì far sparire il volume.
Concentrandoci invece sulla produzione horror di Leiber (che so essere il genere favorito da molti lettori di questo blog), possiamo dire che il nostro, esattamente come Robert Bloch e Ramsey Campbell, era partito emulando Lovecraft. Non a caso fu nel gruppo dei corrispondenti del Solitario di Providence. Leiber, tuttavia, è stato capace di aggiungere alle spaventose creature sovrannaturali e agli orrori innominabili un maggiore approfondimento psicologico dei personaggi. Secondo molti questa capacità gli veniva dall’aver frequentato a lungo il teatro, essendo figlio di due attori shakespeariani e avendo lui stesso recitato sul palcoscenico e più raramente al cinema. Ciò gli dava un’abilità innata nel calarsi nei panni dei suoi protagonisti.
Un esempio della bravura dell’autore con il brivido è il romanzo Nostra Signora delle Tenebre, che molti considerano il capostipite dello urban fantasy, ma a mio avviso è principalmente un horror. La trama ruota attorno a delle entità spettrali chiamate “paramentali” che infestano le grandi metropoli moderne esattamente come i fantasmi infestavano gli antichi manieri. A svelare i loro segreti sarebbe stato un occultista, Thibaut de Casties, nel suo libro Megapolisomanzia: Una Nuova Scienza delle Città, il cui ultimo volume è però introvabile. La specularità con la mitologia lovecraftiana (i Grandi Antichi, Abdul Alazred e il suo libro, il Necronomicon) è fin troppo evidente, ma l’approccio alla narrazione è diverso.  Mentre Lovecraft preferiva occuparsi dei “fenomeni” che non delle persone, Leiber si impegna a rendere il più realistico possibile i suoi personaggi. Basta considerare la  cura con cui caratterizza il protagonista, praticamente un suo alter ego: è uno scrittore pulp, vive a San Francisco, ha da poco perso la moglie e combatte con l’alcolismo. Porta persino un nome tedesco, Franz anziché Fritz. Anche i comprimari come la defunta moglie del protagonista e la vicina di casa non sono certo lasciati al caso.
Arriviamo così ad un altro punto focale dell’opera leiberiana, cioè i personaggi femminili. Innanzitutto Leiber indugiava più di Lovecraft sull’erotismo. In Nostra Signora delle Tenebre, così come nel racconto dedicato al vampirismo La Ragazza dagli Occhi Famelici, fascino femminile e raccapriccio sembrano confondersi morbosamente, pur senza arrivare agli eccessi successivi di Clive Barker o altri autori contemporanei. In ogni caso però le donne di Leiber sono sempre personaggi a tutto tondo, anzi spesso invece di essere il semplice oggetto del desiderio maschile sono loro a tenere in scacco il maschio in modo più o meno sottili.
Emblematico in questo senso è La Congiura delle Mogli (o Il Complotto delle Mogli a seconda della traduzione), che rivisita, dopo il vampirismo e i fantasmi, la figura archetipica della strega. La storia ruota attorno ad un serio e stimato professore, il quale scopre che sua moglie pratica segretamente riti magici. Convinta la consorte ad abbandonare quella che per lui è solo una sciocca superstizione, fa la triste scoperta non solo che tutto il suo successo accademico derivava da tali pratiche stregonesche, ma che tutte le donne del mondo sono streghe all’insaputa degli uomini. Da questo spunto che potrebbe fare anche sorridere l’autore riesce a ricavare un’opera di autentica suspence in cui moglie e marito impotenti senza magia si trovano a perseguitati da temibili streghe, mogli di professori rivali.
La Congiura delle Mogli piacque tantissimo a Richard Matheson e Charles Beuamont che ne trassero una sceneggiatura per un film che doveva essere realizzato dalla AIP ma poi rimbalzò alla Anglo-Amalgamated ed infine alla Hammer che lo riambientò in Inghilterra. Il risultato finale intitolato Night of the Eagle (aka Burn! Witch, Burn!), pur non essendo né la prima, né l’ultima trasposizione di questo romanzo, fu un piccolo gioiello del brivido con protagonista Peter Wyngarde.


2 commenti:

  1. Uno dei più grandi autori fantastici di tutti i tempi.

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  2. La penso proprio come te. Per me uno così dovrebbero insegnarlo nelle scuole come minimo!

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