domenica 28 settembre 2014

Dampyr tra le amazzoni di Esteban Maroto



Sicuramente tra le migliori serie lanciate dalla Sergio Bonelli Editore nel Nuovo Milennio c’è Dampyr, creata da Mauro Boselli e Maurizio Colombo. Il protagonista originario della ex Jugoslavia è Harlan Draka, il figlio di un vampiro e di un’umana, il cui sangue è un veleno mortale per le creature della notte. Harlan affronta varie insidie soprannaturali, affiancato dalla bella vampira Tesla Dubcek e dall’ex militare Emil Kurjak.
Non solo Dampyr e i suoi compagni, pur avendo la loro base operativa a Praga, si spostano da un paese all’altro, ma gli autori hanno anche escogitato un sistema per espandere le avventure presentate nella serie ad altre epoche storiche, attraverso i ricordi del padre di Harlan, ossia il Maestro della Notte, Draka, e persino a mondi paralleli, grazie alla costruzione di un vero e proprio multiverso simile a quello escogitato dallo scrittore britannico Michael Moorcock..
Grazie a questo escamotage Boselli e Colombo sono in grado di intervallare le consuete storie horror del loro eroe con altre di tutt’altro genere. Dampyr finisce così per avere lo stesso privilegio, avuto in precedenza dai bonelliani Zagor, Mister No e Martin Mystére, di non essere strettamente legato ad un filone specifico. Al concetto di multiverso è dedicata la storia in due albi n° 173 Il Segno di Alastor e n° 174 Il Trono del Dio Oscuro, dove i testi di Mauro Boselli sono affidati ai disegni del maestro spagnolo, Esteban Maroto.
Maroto, appartenente a quella schiera di disegnatori iberici divenuti famosi negli Stati Uniti durante gli anni ’70,  ha al suo attivo opere horror di grande pregio (Dracula, Il Vij, Vlad l’Impalatore),  ma anche e soprattutto pietre miliari del genere heroic fantasy, quali Dax the Damned e Alma di Dragon. L’incursione di Maroto in Dampyr non poteva quindi non portarci verso i lidi del fantasy ed in particolare del sottogenere della sword & sorcery.
Il Segno di Alastor si apre ricollegandosi ad un precedente episodio (n° 101 Alla Ricerca di Kurjak), mostrandoci un universo degno della fantascienza avventurosa alla Star Wars, con la Città del Crepuscolo che ha appena vinto la battaglia contro i loro nemici “insettoidi”. La bella regina del Crepuscolo, Xeethra rivela però di aspettare un figlio dallo scomparso eroe Kur-Jak. Nel frattempo nel nostro universo, Emil Kurjak recupera i ricordi della sua permanenza nell’Universo del Crepuscolo (i viaggia da un mondo all’altro provocano una sorta di amnesia progressiva), leggendo un romanzo fantasy dello scrittore Jack Kelsey. Facendo ricerche su quest’ultimo, Kurjak scopre una casa nel Maine in cui anni prima era scomparsa misteriosamente la moglie di Kelsey, Linda. L’amico di Dampyr finisce suo malgrado risucchiato in un universo diverso da quello del Crepuscolo, in cui si imbatte in una compagnia di guerriere mercenarie, rischiando di rimanervi intrappolato. Harlan raggiunge anch’egli il mondo in cui è finito Kurjak, ma vittima dell’amnesia si trova manipolato dalla ladra Loryen.
La trama ammicca innanzitutto a Robert E. Howard, che spesso inseriva nelle avventure del suo Conan il Cimmero tenaci quanto discinti eroine, come la guerriera Red Sonja, le piratesse Belit e Valeria, senza contare che lo stesso autore aveva inventato anche la spadaccina Dark Agnes de Chastillon, protagonista di alcuni romanzi non fantasy, ma storico-avventurosi. Tra le guerriere che appaiono in questa bilogia, c’è solo l’imbarazzo della scelta: la coraggiosa Rhaleya, l’ironica Asa, la perfida Melany e la tenebrosa Dandy (con la quale Kurjak avrò un nuovo interesse sentimentale).
Non mancano d’altro canto richiami anche al succitato Michael Moorcock, altro gigante del fantasy: ad esempio la presenza di un regno corrotto con nobili dediti a torture e perversioni varie, simile a Melniboné nel ciclo di Elric e a Granbretan in quello di Hawkmoon. Senza contare la nobildonna mascherata di nome Fiana che ricorda la baronessa Flana Mikosevaar, sempre proveniente dalle avventure di Hawkmoon, e l’occhio di un dio che viene “indossato” da un mortale come succede a Corum, altra creatura moorcockiana.  La ladra Loryen, invece, sembra la versione femminile di Cugel l’Astuto, antieroe creato da Jack Vance (autore esplicitamente citato nel testo), così come alla fine del primo albo la presenza di maghi e sacerdoti un po’ truffaldini e che formulano profezie a diversi livelli di comprensibilità a seconda di quanto vengono pagati, vera costante nelle opere dello scettico Vance.
Unica pecca sono forse i dialoghi qua e là un po’ troppo artificiosi. Boselli che a lavorato a lungo su Tex non riesce ad evitare di far esclamare ai suoi personaggi “Fulmini” e “Peste”. Anche il fatto che ormai sia Harlan, sia Kurjak abbiano praticamente una donna in ogni porto, finisce per far calare la credibilità di entrambi.
Al di là del testo quello che colpiscono sono i vivaci disegni di Maroto con il loro inconfondibile stile influenzato dalla optical art. Anche se forse in alcuni punti sembra un po’ castrato dalla gabbia bonelliana a sei vignette, lo spagnolo sfoggia una grande fantasia nel disegnare guerriere, maghi e pirati. Purtroppo però, per colpa di un incendio scoppiato nel suo studio, il maestro iberico ha dovuto a partire da pagina 38 del secondo albo cedere il posto a Maurizio Dotti, un disegnatore valido ma non certo al livello del grande Esteban. Noi, tuttavia, speriamo che questo non sia stato un unicum e che Maroto torno nuovamente in futuro ad occuparsi di Harlan Draka e del multiverso in cui questo vive.




4 commenti:

  1. Verissimo, peccato che l'incendio scoppiato nel suo studio abbia distrutto non solo le tavole che stava facendo per Bonelli, ma anche gran parte della sua produzione passata.

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  2. Fortunatamente, se anche delle tavole originali vanno distrutte, esistono sempre gli albi a fumetti (che sono comunque il veicolo naturale attraverso cui quel materiale andrebbe fruito).

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  3. Però vedersi distrutti anni da lavoro per un autore non è cosa da poco... :-(

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